Disse che s'era dimenticato qualcosa ma era solo una scusa per tornare. Entrò nel negozio guardandosi attorno come uno che vi entri per la prima volta ma ci veniva spesso e comunque ogni giovedì pomeriggio. Mi alzai dallo sgabello e gli andai incontro cercando di dissimulare il fastidio che la sua presenza in realtà mi provocava.
Cercai di sorridere ma non so dire se ci riuscii per davvero.
"Lei dov'è?" disse subito dopo essersi avvicinato al bancone.
"Non c'è" gli risposi secco senza fornire altre informazioni e lui rimase lì come imbambolato, incredulo, praticamente conscio del fatto che in realtà gli stavo mentendo.
Lo guardai negli occhi e ci vidi l'odio o qualcosa di molto, molto simile. Gli vedevo le narici gonfiarsi rapidamente e sgonfiarsi con un lieve fruscio che chiunque avrebbe scambiato per la foratura di una camera d'aria.
"No" disse poco dopo: "Davvero... Dov'è?"
"Andata via" gli risposi simulando del dispiacere: "E' uscita prima del tempo" aggiunsi pregando che non avesse visto la macchina nel parcheggio.
Stavolta gli vidi le vene del collo gonfiarglisi. Nonostante fosse abbondantemente più basso di me a livello muscolare era vistosamente più dotato. I suoi erano muscoli scattanti, da vero sportivo, potevo immaginare facilmente la velocità con la quale, se avesse voluto, avrebbe potuto estendere il braccio destro fino a spaccarmi il naso.
Ciononostante non arretrai, senza neanche sapere il perché.
"Cosa ti serve?" gli chiesi immaginandomi subito i sorrisi di cui lei era capace: come potevo biasimarlo se pure lui vi si era perso?
Mi guardò ancora più astioso, sempre più innervosito dal mio mettermi di traverso nella sua vita.
"Niente di che" rispose, dopodiché mi snocciolò i codici di un paio di ricambi che gli feci subito preparare da un collega.
Quando glieli misi in mano capii che la sfida di quel giorno l'avevo vinta io. Mi parve rassegnato e sconsolato insieme, come il protagonista di un film che muore dopo appena mezzora.
"Allora beh..." disse senza guardarmi: "Salutamela quando la vedi" aggiunse e poi uscì nel piazzale sotto una leggera pioggerella che aveva iniziato a cadere.
"Va bene" gli risposi e mentre lo vidi mettere in moto l'auto e accendere i fari non feci affatto fatica a immaginarmelo impiccato al primo albero con gli occhi ancora sintonizzati sul pianeta Giulia.